Striscione negato, continua la polemica degli ultrà

TERAMO – Non accenna a placarsi la polemica a distanza dei tifosi della Curva Est del Teramo per i recenti provvedimenti che impediranno a cinque di loro di assistere alle manifestazioni sportive per i prossimi 3 anni. Alle motivazioni della questura dei Daspo, gli ultrà replicano con un comunicato in cui puntano l’indice sulla volontà di reprimere il movimento senza aver applicato un’equilbrata valutazione dei fatti. Sotto accusa c’era il tentativo di introdurre uno striscione di solidarietà a uno dei giovani teramani agli arresti domiciliari per aver partecipato agli scontri di Roma del 15 ottobre scorso e di aver tentato di superare il divieto all’ingresso dello stadio aggredendo e ferendo un carabiniere: dopo aver sottolineato che lo stesso striscione era stato ammesso allo stadio di Pesaro, gli ultrà contestano che «non rientrava nei casi previsti dalla legge: perchè è stato vietato, in quale modo non garantiva il normale svolgimento della manifestazione sportiva?». Quanto all’aggresione al carabiniere, i tifosi della Est, con una spiegazione un pò debole, ritengono che ciò non sia stato possibile per la massiccia presenza di carabinieri: «Tre ragazzi contro venti carabinieri? E chi sarebbero questi tre ragazzi, supereroi dei fumetti?». La pietra dello scandalo sarebbe invece nello scavalcamento della rete da parte di due giovani tifosi, per abbracciare i giocatori del Teramo che erano sotto la curva per festeggiare la vittoria: «E’ vero – dicono quelli della Est – la legislazione vigente vieta l’ingresso all’interno del campo, ma i ragazzi sono scesi dalla recinzione, senza peraltro superare la linea di fondo campo, ed avevano l’unico scopo, come è possibile vedere anche dalle immagini televisive, di abbracciare i giocatori; il loro non era quindi un atteggiamento atto a ‘minacciare l’ordine e la sicurezza pubblica’. Allora chiediamo alla locale questura così scrupolosa nell’applicazione della ‘normativa vigente’ se, a questo punto, siano a rischio diffida tutti coloro che dovessero eventualmente partecipare ad una pacifica invasione di massa per festeggiare la vittoria di un campionato?». Secondo gli ultrà questi sono segnali evidenti di «repressione, che trova ogni forma di stratagemma per zittire un libero pensiero, che non disprezza anche l’utilizzo di tecniche provocatorie».